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Mozart e Palladio

Aggiornamento: 13 apr


Potevano non incontrarsi, Mozart e Palladio? Come molti dei grandi, si sono incontrati anche loro: certo, non fisicamente, non storicamente. Più esattamente fu Mozart a incontrare Palladio, nella sua visita alla città che aveva adottato lo scalpellino padovano, quando era stato suo coetaneo.


Avvenne 253 anni fa, il 14 marzo del 1771.



Mozart sta concludendo la sua fortunatissima tournée in Italia, ovviamente insieme al padre Leopoldo.

Wolfgang ha infatti 15 anni, ed è già famoso. Il viaggio, il primo dei tre nella penisola, tocca tra le altre Milano, Roma, Napoli, Bologna, Torino, in un tripudio di riconoscimenti. L'Italia, ancora nella sua ostinata frammentazione, sa apprezzare l'arte ed è più generosa con il musicista prodigio di quanto non lo sia la corte imperiale.


Gli erano state commissionate opere, i concerti erano continui, erano stati raccolti denari e premi.

Il papa gli conferisce l'ordine dello Speron d'oro, nonostante Mozart abbia trascritto a memoria il Miserere dell'Allegri, non ancora pubblicato ma di proprietà della Cappella Sistina.





A Venezia i Mozart arrivano per il carnevale, ospiti della famiglia Corner. Ed è molto probabile che proprio in una cena a Palazzo Corner abbiano ricevuto l'invito dal vescovo di Vicenza, Marco Giuseppe Cornaro, a fermarsi nella città palladiana sulla via del rientro, tra Padova e Verona.


Il vescovo regala all'adolescente una bella tabacchiera, che con una certa probabilità potrebbe essere la stessa che un Mozart ridotto ormai in miseria impegnerà vent'anni più tardi, già al temine di una vita arsa di genio e sregolatezza.


Ma torniamo agli anni della giovinezza, e all'incontro con Vicenza. Leopold scrive di “doversi trattenere due o tre giorni” nella città berica perché sua eccellenza non li lascerà “passare senza fermarsi a mangiare da lui”.





Cosa fece Mozart in quei due giorni, tra il 14 e il16 marzo, nella nostra Vicenza, non lo sappiamo. Sappiamo che il padre scrive: “Domani, il 15, rimarremo qui a Vicenza, non senza ragione”. Se questa ragione avesse a che fare con le straordinarie architetture del Palladio, come annoterà pochi anni più tardi un Goethe che conobbe i Mozart, possiamo solo immaginarlo.


Ci piace pensare, in ogni caso, che un Mozart abbia incontrato la musica in pietra di un altro genio della storia dell'arte, riconoscendo e godendo il sublime nella sua armonia.


Come può essere fatto solo di persona.

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